Come si legge un libro?

Tu leggi in un certo modo perché vivi nel XXI secolo, in un paese occidentale tra i più ricchi del mondo, dopo aver frequentato almeno alcuni anni di scuola, circondata da un flusso di testi e informazioni che non hanno tregua. Non credere che nel mondo antico o nel medioevo si leggesse come leggi tu e che il rapporto con la scrittura fosse simile a quello dei nostri giorni.

Hai visto lo strano modo di leggere un rotolo di papiro. Nel medioevo non solo erano pochissimi coloro che sapevano leggere ma leggevano in modo diverso. La lettura era qualcosa di molto impegnativo, lento e faticoso. Era inoltre uno strumento per memorizzare molto più di quanto lo sia oggi. Oggi tu leggi spesso passando rapidamente il tuo sguardo su di un testo, cogliendo solo alcune parole che ne rappresentano la struttura. Pensa alla pagina di un giornale, dove i titoli (le parole usate, la loro dimensione, la loro collocazione sulla pagina) sono àncore che attirano lo sguardo e orientano le scelte e il ritmo della lettura. Nel medioevo non esistevano i giornali e i codici erano di lettura molto faticosa. Ricordi quel manoscritto che hai visto nella Biblioteca Vallicelliana di Roma? Parole senza spazi bianchi di separazione, scrittura fitta, abbreviazioni complicate.

La pagina è come un flusso di scrittura compatto e omogeneo che solo la lettura può rigenerare. Come nel mondo antico, tutto era fatto soprattutto per essere letto, per essere “recitato” in pubblico. L’uomo medievale traeva gran parte delle informazioni di cui aveva bisogno dalla comunicazione orale, non certo dalla comunicazione scritta.

Nelle Confessioni Sant’Agostino racconta quando si accorse, con stupore, che Sant’Ambrogio leggeva in silenzio. «Quando [Ambrogio] leggeva, l’occhio correva lungo le pagine e l’intelletto ne scrutava il significato, voce e lingua stavano in riposo». Sant’Agostino cerca di capirne i motivi e conclude che «qualunque ne fosse la causa, non poteva che essere buona in tal uomo». Perché tante domande di fronte ad una persona che legge nel modo che ci sembra il più naturale? Perché in quel tempo non si leggeva in silenzio ma pronunziando le parole ad alta voce.

La lettura ad alta voce o mormorando è stata anche la lettura dei monaci. Per i monaci dell’alto medioevo leggere era importante. Se nella preghiera si parla con Cristo, nella lettura dei testi sacri è Cristo che parla con noi, attraverso il lettore. Sia nella lettura ad alta voce durante la refezione, sia nella lettura solitaria dei monaci, chi legge deve assorbire il testo in senso quasi fisico, deve ruminare il testo, come i bovini ruminano l’erba e assorbirne l’essenza. «Insomma la pagina è una vigna di cui la lettura fa vendemmia», ha scritto Ivan Illich in un libro bellissimo che si intitola Nella vigna del testo (originariamente in latino pagina significava “pergolato di viti”).

Nel XII secolo, con la nascita delle Università, lo sviluppo dell’economia e del diritto, cambiano i contenuti dei libri e cambiano anche i libri. Nascono gli indici, la divisione in paragrafi con il loro numero e il loro titolo, l’utilizzo dell’ordinamento alfabetico, la divisione netta tra testo e commento, spesso in caratteri più piccoli. La pagina, prima di questa epoca, era il mezzo per rivivere una narrazione, era una specie di spartito che serviva per far risuonare una musica divina. Ora diventa il riflesso degli argomenti dell’autore che organizza il suo pensiero. Il testo comincia ad essere qualcosa che si organizza e si dispone sulla pagina ma è pensato come staccato dal supporto che lo conserva. Nasce il libro come lo conosciamo oggi e si prepara all’invenzione della stampa che da esso prenderà esempio.

Vai al capitolo successivo