Quando le biblioteche creano biblioteche digitali in rete, il mondo dei libri e il mondo di Internet si mescolano. Il dentro e il fuori sono sempre meno distinti. Immagina cosa sta succedendo. Un tempo gli editori (ma anche le Università, i centri di ricerca, le amministrazioni pubbliche) decidevano quali libri pubblicare, le biblioteche decidevano quali acquistare e conservare. I lettori potevano comprare i libri o cercarli in biblioteca. Oggi gli autori possono pubblicare in rete senza bisogno degli editori (ci sono categorie di scienziati che ormai comunicano i loro risultati solo attraverso le pubblicazioni in rete, senza libri, senza riviste su carta). Gli editori possono pubblicare on-line o su carta. I lettori possono cercare in rete o in biblioteca. Le biblioteche non sono più un passaggio obbligato come un tempo. Ricordi che una delle ragioni per andare in biblioteca è cercare informazioni contenute nei libri? Ora, lo sai, le informazioni si cercano in rete, non in biblioteca, anche a costo di restare delusi o di accontentarsi della prima risposta.
E in questa lenta mutazione non ci sono solo gli autori, gli editori e le biblioteche. Ti sei accorta che quando cerchi in rete tramite Google capita sempre più spesso di andare a finire dentro un libro? Veramente dentro un libro: compare sullo schermo la riproduzione di una pagina a stampa e le parole che hai cercato sono in evidenza. Puoi fare fatica a accorgertene. Appaiono tante cose sullo schermo: le cose più strane. Come hai fatto a finire dentro un libro? Se cerchi di sfogliare le pagine successive non sempre ci riesci, talvolta puoi vedere solo frammenti di pagina, come una striscia di carta tagliata con un paio di forbici. Talvolta puoi sfogliare tutto il libro e ne puoi salvare e stampare una copia in PDF ma per lo più, dopo qualche pagina, compare una scritta che ti avverte che non tutto il libro è disponibile (“La pagina … non fa parte dell’anteprima”). Da dove vengono queste copie digitali?
Google ha fatto accordi con alcuni editori e con alcune grandi biblioteche negli Stati Uniti e in altri paesi (anche in Italia, con le due Biblioteche nazionali centrali) per la digitalizzazione massiccia di milioni di libri.
Gli editori hanno dato a Google il file elettronico delle proprie edizioni con l’impegno di non renderlo visibile completamente. Puoi cercare le parole del testo, recuperare una pagina o un frammento ma non puoi leggere o stampare tutto il libro perché è ancora protetto da copyright. Il testo diventa ricercabile e così libri di qualche anno fa che non sono più in libreria, di cui nessuno parla più, riemergono dalla rete quando qualcuno fa una ricerca.
Le biblioteche invece hanno consegnato a Google una parte dei propri libri moderni e Google li sta digitalizzando gratuitamente. Una copia va alle biblioteche, una copia va in rete. Se il libro è di pubblico dominio lo puoi leggere tutto. La tecnologia usata da Google non è completamente nota ma le operazioni sono molto rapide: i libri diventano liquidi attraverso macchine che ne estraggono il testo.
Una volta ho visto una macchina simile e mi ha fatto un po’ paura. Immagina un libro aperto, poggiato sul dorso. Un soffio d’aria alza i fogli. Quando un foglio si alza, un doppio scanner lo stringe come una pinza per tutta l’ampiezza della pagina, si illumina e scorre sulle due facciate leggendole contemporaneamente e trasformandole in testo elettronico che mano mano diventa visibile sullo schermo di un computer collocato al lato della macchina. Il testo appare una riga dopo l’altra sul video e sembra uscire, come l’anima, dal corpo del libro. Così i libri più vecchi stanno entrando in Internet.
Il risultato è la digitalizzazione di milioni di volumi pubblicati dall’ 800 ai nostri giorni in tutte le lingue. Tutto ciò si chiama Google Books http://books.google.com/ la cui versione italiana si chiama Google Libri http://books.google.it/. Se selezioni l’opzione Libri all’inizio oppure nella barra laterale che si rende visibile dopo ogni ricerca, puoi fare ricerche solo all’interno di questa strana raccolta.
Perché Google digitalizza i libri? Google è un motore che ha bisogno di divorare testi per funzionare meglio, più testi divora meglio funziona, e più pubblicità raccoglie. Per questo i libri sono diventati cibo per i motori di ricerca, anzi per un solo motore di ricerca. Il testo custodito negli oggetti librari è diventato ricercabile come il testo presente in rete, ma solo da Google, non da tutti i motori di ricerca. Poter diventare lo strumento per accedere a milioni di libri trasforma Google in qualcosa di simile al “catalogo” della più grande biblioteca digitale. Sembra che tutto il mondo dei testi nascosto nei libri chiusi e allineati nei magazzini delle biblioteche sia dietro il tuo schermo e che tu possa interrogarlo come fai quando cerchi una canzone da scaricare.
Il regista britannico Ben Lewis ha girato nel 2013 un documentario su Google Books intitolato “Google and the world brain”. Il regista ha intervistato esperti appartenenti alle più grandi biblioteche del mondo, dalla Bodlean Library d’Inghilterra alle istituzioni bibliotecarie di Harvard e Stanford.
Questo è il trailer ma in rete puoi trovare l’intero documentario (in inglese…).
Così come i libri si sono sciolti nel web, così dal web possono materializzarsi nuovamente nelle biblioteche attraverso la stampa rapida dei volumi che sono in Google Books. In alcune biblioteche degli Stati Uniti è già possibile. Immagina di essere in biblioteca, di aver bisogno di un libro che è in Google Books: puoi chiedere ai bibliotecari di stamparne una copia attraverso una specie di distributore automatico di libri chiamato Espresso Book Machine. L’hanno chiamata come una macchina del caffè. Ciò che sta fuori torna dentro. Ma pensa con quanta facilità, in pochi secondi, quel testo può materializzarsi anche in un lettore e-book, così come ora un romanzo o un saggio comprato su Amazon si materializza su un Kindle, su uno smart phone o su qualche altra “scatola elettronica per testi” che stanno costruendo in giro per il mondo.