Cosa cerchi e cosa trovi nelle biblioteche?

Cosa sono gli oggetti che vedi in biblioteca? In una biblioteca ci sono libri, naturalmente, ma anche oggetti di carta che hanno altri nomi: per esempio, riviste, quotidiani. E poi vi sono oggetti di altro materiale, come microfilm, CD musicali, DVD. Infine, attraverso i computer, si arriva ai documenti pubblicati nelle banche dati e in Internet. Che cosa li accomuna? E le persone che vedi intorno a te, cosa cercano?

Prendi un libro. E’ un oggetto semplice: una specie di scatola di carta che custodisce un messaggio fatto, per lo più, di testo. Quel messaggio, dentro la scatola-libro, distribuito in più copie, è diventato una pubblicazione, cioè un messaggio al mondo, anche se la maggior parte dei libri non raggiunge il mondo ma solo un piccolo gruppo di lettori.

La parola libro ha cambiato significato nel tempo. Deriva da liber che era, per i latini, la corteccia interna dell’albero, cioè uno dei primi materiali per la scrittura, ma non indica ormai solo il supporto di uno scritto, al contrario del termine rotolo (volumen in latino) usato per gli antichi papiri. Non useresti mai il termine libro per riferirti ad una lettera o ad un giornale. Invece, nell’antichità, su di un rotolo di papiro, in base alla sua lunghezza si poteva scrivere una lettera personale, oppure un poema o un dialogo filosofico destinati alla lettura in pubblico. Senza aprire (o meglio, senza svolgere) il rotolo, cioè senza metterci il naso dentro, non avresti potuto distinguere i diversi contenuti. Solo con l’avvento della stampa, a poco a poco, si forma un oggetto dalle caratteristiche precise (la copertina, il frontespizio, il titolo, l’autore, l’editore, ecc.) e il libro assume il significato che oggi, più o meno consapevolmente, gli diamo. Il libro a stampa è la prima vera e propria pubblicazione nel senso moderno. Intorno al libro e dopo il libro sono nate le altre.

Ecco: la scatola, il testo. E la pubblicazione. Queste sono le caratteristiche che nel libro moderno vivono insieme, inseparabili l’una dall’altra. Ora prova a spezzare questa unità. Riprendi quel libro in mano. Passalo allo scanner pagina per pagina, pazientemente, e usa un programma di riconoscimento ottico dei caratteri che lo trasformi in un testo elettronico. Oppure, come un moderno copista, digita al computer tutto il testo (ci sono in Internet migliaia di libri fatti in questo modo: per esempio in italiano nel sito LiberLiber http://www.liberliber.it/). Adesso lo hai trasformato in tanti file digitali (o in un unico file). Puoi leggere questi file sullo schermo. Ti trovi in possesso di un testo malleabile, quasi liquido, ormai libero dal suo contenitore, che prende la forma dello spazio nel quale stai lavorando, definito dal software che usi. Puoi lavorare su quel testo, spezzarlo, copiarlo, formattarlo, come dicono gli informatici, nel modo che preferisci, con due click puoi spedirlo alla tua amica che abita a Parigi. In teoria potresti pubblicarlo in rete. Ecco, il testo può vivere fuori dalla scatola di carta.

In biblioteca, alcuni cercano il contatto con il testo. Altri cercano il contatto con il libro come oggetto fisico. Ad esempio, alcuni cercano il testo del discorso di Mussolini per l’entrata in guerra dell’Italia, dovunque sia disponibile. Altri cercano la copia del Corriere della sera dell’11 giugno del 1940, il giorno dopo la dichiarazione di guerra.CorriereSera_giugno1940 Non vogliono solo i testi degli articoli che vi furono pubblicati. Vogliono vedere il giornale uscito quel giorno: con i titoli, l’impaginazione, il rapporto tra le varie notizie, le pubblicità e i necrologi. Vogliono prendere in mano lo stesso giornale che fu comprato dagli italiani quel giorno.

Il rapporto tra testo e libro è ambiguo e misterioso. Da una parte c’è la scatola di carta, dall’altra c’è il testo. In mezzo c’è il libro. Per capire cos’è la biblioteca in cui siamo devo parlarti del testo e del libro.

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