Terza scoperta: nelle biblioteche uomini e donne scrivono

Guardiamo insieme chi siede ai tavoli della biblioteca. Vorrei aiutarti a capire cosa sta facendo. Ma non è facile. Tu stessa vedi che qualcuno sta leggendo.

Un uomo, non più giovane, legge, si interrompe, scrive, guarda un punto del tavolo alla sua destra (passando lentamente il dorso della mano sinistra sotto il mento); legge di nuovo. Sta utilizzando ciò che legge per arricchire o modificare un testo.

Un ragazzo ha di fronte due pile di fascicoli di una rivista dalla carta ingiallita. Prende un fascicolo della prima pila, lo apre all’indice. Dopo di che, talvolta lo ricolloca subito in cima all’altra pila, talvolta lo apre nervosamente ad una pagina precisa che trova sfogliandolo rapidamente tra il pollice e l’indice (chinandosi in avanti e quasi sollevandosi sulla punta dei piedi). In questo caso, legge qualcosa senza mai alzare lo sguardo e poi ricolloca il fascicolo. Spesso – ma non sempre – inserisce tra due pagine un segnalibro fatto con fotocopie mal riuscite tagliate in strisce strettissime. A fine giornata, ritorna sui fascicoli che hanno un segnalibro e comincia a scrivere utilizzando il suo computer portatile. Sta cercando qualcosa di preciso, sta entrando in quei fascicoli come fossero scatole, per vedere se c’è quello che cerca. Non gli interessa il resto. Forse è un lavoro per sé, forse è un lavoro per qualcun’altro.

Una ragazza sta guardando lo schermo di un computer. Poi abbassa gli occhi. Puoi ascoltare il ticchettio sulla tastiera quando scrive alcune parole e aspetta che si formi una pagina web. Ripete questa operazione più volte, poi utilizza il mouse per selezionare porzioni di testo che copia in un’altra finestra aperta sullo schermo.

Nelle biblioteche si legge, ma in pochi altri luoghi si scrive tanto. Alessandro Manzoni nei Promessi sposi ci racconta che Federico Borromeo quando fondò la Biblioteca Ambrosiana a Milano, all’inizio del ‘600, volle che “i libri fossero esposti alla vista del pubblico, dati a chiunque li chiedesse, e datogli anche da sedere, e carta, penne e calamaio, per prender gli appunti che gli potessero bisognare”. Leggere testi e scrivere testi: ricevere testo e donare testo, questo scambio magico ha il suo luogo privilegiato nelle biblioteche.


Mons. Francesco Braschi ci parla dell’Ambrosiana, una biblioteca affascinante

Nel mondo antico, lettura e scrittura convivevano insieme nelle biblioteche ancor più di oggi. Pensa alla mitica biblioteca di Alessandria. La chiamiamo biblioteca ma era soprattutto un grande laboratorio, una raccolta di rotoli di papiro al servizio di un gruppo di scienziati e di filologi che vi lavoravano copiando e rielaborando tutti i testi conosciuti. E pensa alle antiche biblioteche monastiche dove il copista era lettore e scrittore. Si chiamavano infatti scriptoria. In fondo, copiare testi è un’attività tipica di chi frequenta le biblioteche ancora oggi, anche se usa la macchina fotocopiatrice o la propria fotocamera digitale.

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